I giornalisti si sono accorti del M5*
l'attimo prima della sua fine.
Sono tutti a domandarsi il perché del
fenomeno che questo è già passato.
Proprio come uno tsunami.
Non che non possa avere ancora
risultati elettorali, ma la sua rivoluzione è finita nel momento in
cui è entrato da vincitore in parlamento.
Perché adesso, con l'espugnazione
della capitale nemica, l'epopea eroica di quelli che
combattono contro il governo centrale dei burocrati è terminata.
Ora i peones di Grillo, quelli che
contano solamente uno, potranno sedersi in parlamento e diventare
parte del sistema o abbandonare ancora la capitale incapaci di
comprenderne il funzionamento.
Come i caballeros di Villa ed i
campesinos di Zapata, guarderanno quel mondo che non è il loro e
torneranno alle loro case, oppure si aggiusteranno le cravatte e si
mescoleranno tra i politici di mestiere dei partiti.
A poco varrà l'aiuto di Grillo, perché
di fronte a quesiti complessi le risposte da slogan rivoluzionario
non bastano.
Perché le leggi non sono mai bianche o
nere: dentro ai testi burocratici ci sono sempre delle limitazioni,
delle esenzioni, delle distinzioni, che ne cambiano il significato
originario.
Così, come dice Grillo, voteranno
decidendo di volta in volta. Ma quello che Grillo non dice è che non
voteranno tutti nello stesso modo.
Perché all'interno del M5*, come si è
visto in Emilia (Favia contro tutti) e Piemonte (Biolè contro Bono),
dove per primi sono sperimentati gli eletti del movimento, le anime
del movimento sono eterogenee e spesso antitetiche.
Il fatto che persone di destra e di
sinistra siano confluite insieme non vuol dire che abbiano rinunciato
ai loro punti di riferimento. Di fronte a leggi complesse
risponderanno più secondo la loro convinzioni che secondo direttive
unitarie.
Questo fenomeno andrà via via
allargandosi frantumando definitivamente il M5*, che essendo basato
su un'unità di convenienza intorno al mediatico Grillo e una
coesione fragile sui temi anticasta, non ha speranza di sopravvivere.
Pancho Villa entrò nella capitale
messicana insieme a Zapata, fecero le foto nel palazzo presidenziale
del deposto Huerta e poi dovettero abbandonare il potere al più
moderato Carranza.
La gente continuò a considerare Pancho
Villa un eroe, un rivoluzionario, confusionario e molto generoso ma
elesse Carranza.
Il termine giusto per il fenomeno M5*
l'ha scelto proprio Grillo: Tsunami.
Un'onda occasionale, imprevista, che
tutto distrugge ma lascia solo rovine ed il ricordo di sé.
E già l'onda si ritira...
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