Le strategie della sinistra

I dirigenti della sinistra italiana quando non sanno più cosa dire usano le loro parole magiche come ad esempio "strategia".
Dicendo "strategia" le persone pensano che dietro ci siano grandi riflessioni e un progetto vincente.
In realtà dicono strategia proprio per mascherare il fatto di non avere nessuna idea particolarmente attraente, perché i leader attuali della sinistra italiana non riescono a svincolarsi dalla cultura liberale dominante.
Proprio non riescono a capire come si possa proporre di chiudere le fabbriche inquinanti se non si trova un lavoro ai dipendenti di quelle fabbriche e sono disposti a qualsiasi compromesso purché nascano nuove fabbriche piene di lavoratori.
Del resto come si fa a proporsi come partito dei lavoratori se nessuno ha più un lavoro?
Questo perché del marxismo-leninismo, dal quale pretendono di discendere, hanno compreso solo che si deve costruire una forma di capitalismo diversa, sostituendo i proprietari capitalisti, con i proprietari proletari.
Tutto il resto, secondo loro, dovrebbe rimanere uguale, le fabbriche (con il loro inquinamento, però proletario), le case, le strade, la scuola e, addirittura l'esercito e la polizia. E, nonostante il modello russo abbia ampiamente testimoniato che non può funzionare un sistema come quello, le logiche dei leader della sinistra vi sono rimaste ancorate (sintomatico quando uno dei leader esultava per la possibilità di controllare una banca).
Per capire, dovrebbero chiedersi il perché delle cose, come fanno i bambini, che non ancora indottrinati non capiscono certe assurdità.
Scoprirebbero che molte delle fabbriche producono solo per riempire le discariche e che il guadagno capitalista non sta nella produzione di beni utili per la società ma nel movimento dei capitali e spesso nella sottrazione di beni pubblici, compresi i finanziamenti delle istituzioni.
Per questo non si può semplicemente passare da una produzione gestita in modo capitalista ad una gestita in modo sociale.
Certe produzioni, certe fabbriche, certi sistemi economici vanno ripensati completamente.
E per una regione con un potenziale agricolo importantissimo come la Puglia imporrebbero una strategia con la salvaguardia territorio e delle sue produzioni più sane: del grano per esempio, tra i migliori del mondo, che diventa miserrimo per i capitalisti disposti a far venire quello pessimo dall'estero solo per abbatterne i costi ed accapparrarselo per pochi spiccioli.
Si batterebbero per la fine dello sfruttamento dei braccianti extracomunitari, che hanno sostituito quelli italiani, solo perché schiavizzabili grazie alle pessime leggi ed alla loro inapplicabilità.
Capirebbero quindi che i lavoratori di Taranto invece di morire di fame o di tumore, potrebbero dedicarsi alla produzione di alimentari ad alto valore aggiunto in grado di reggere a qualsiasi concorrenza e che renderebbero il costo della vita della regione tra i più bassi al mondo.
Capirebbero anche che invece di finanziare fabbriche perché diano lavoro ai dipendenti facendo guadagnare profitti enormi ai proprietari e distruggendo la salute di tutti, si possono finanziare direttamente i dipendenti perché creino attività diverse.
Ma questa per i leader della sinistra non è una strategia applicabile perché i cittadini diventerebbero più liberi di scegliere.... anche di non votarli.

Segreto di stat.... shhh

Rifletterei meglio sulle cose prima di decidere se sono legali o meno.
A cosa dovrebbe servire il segreto di stato?
Nei secoli scorsi, quando gli stati erano di proprietà di re ed imperatori si facevano la guerra per annettersi territori, e in questi conflitti era comodo far credere di avere dei nemici che invece erano già stati neutralizzati con accordi segreti.
Questi accordi segreti, diedero origine a molti voltafaccia che ingannarono governi ed eserciti (basti pensare al Patto di Londra accordo italiano per mollare definitivamente la Triplice Alleanza e aderire all'Intesa e le reazioni nazionali ed internazionali quando Lenin lo pubblicò tra i vari trattati segreti della Russia firmati dallo Zar).
Nonostante la fine delle guerre europee e quindi mondiali il sorgere della Guerra Fredda, con i suoi intrighi portò a nuovi accordi segreti che non venivano resi pubblici soprattutto per non impensierire l'opinione pubblica e poter continuare a mantenere una facciata rispettabile anche in azioni vergognose, dove interessi economici e accordi per spartizioni dovevano essere mascherati da intenzioni nobilissime.
Quindi il segreto di stato che una volta serviva per ingannare i nemici divenne uno strumento per ingannare soprattuto la popolazione. In America ed Inghilterra l'inganno può avvenire per un periodo limitato (comunque diversi decenni) e dopo i documenti devono essere svelati, cosa che comunque non rende giustizia alle persone che in quel periodo vivono credendo a cose non vere.
Con la caduta del muro di Berlino, anche la giustificazione della guerra fredda non ha più significato.
Allora a cosa servono i segreti di stato in questo momento? Chi deve essere ingannato ancora? La risposta è evidente: i cittadini.
E perché si dovrebbero ingannare i cittadini che sono anche gli elettori e quindi coloro che dovrebbero controllare lo stato ed essere serviti da questo?
Il motivo è che i politici si credono di essere ancora i depositari dell'intelligenza dello stato, i cittadini sono dei poveretti che giaciono in uno stato perenne di infermità mentale, ingenui che non devono essere disturbati nel loro sonno ebete da questi moderni massoni (se la Massoneria piace molto ai politici ci sarà un motivo).
Infatti, i politici si incontrano al vertice in stanze chiuse, il consiglio dei ministri viene  fatto senza giornalisti e telecamere.
Quali sono le parole che non devono essere sentite dai cittadini, dagli elettori?
Cosa mediano tra loro che non possa essere sentito dagli altri?
Ma non è forse perché quello che sentirebbe il popolo non gli piacerebbe?
Ma non è forse che gli accordi sottobanco prevedono dei cedimenti a posizioni indifendibili per chi si professa tutore della legalità e dell'ordine, del libero mercato e/o della giustizia sociale?
Non sarà che in questi accordi si parla di come ingannare le persone per far accettare loro situazioni illegali, incostituzionali e comunque ingiuste?
Se chi parla di democrazia fosse veramente democratico dovrebbe per primo lavorare senza segreti e trattative a porte chiuse e chiedere l'abolizione dei segreti dello stato. Perché lo stato non è un ente giuridico legale, lo stato sono i cittadini.

Le briciole e la torta

L'Ilva di Taranto, la FIAT di Pomigliano, i condoni, lo scudo...
I nostri politici sono incapaci allo stato puro. Non sono in grado mai di affrontare alcun problema seriamente, prima che accada, con professionalità e competenza.
Sono sempre alla ricerca del consenso di tutti quelli che hanno i soldi per condizionare l'opinione pubblica: magnati dell'industria, mafiosi, imprenditori da galera, scalatori di banche.
E quindi sono sempre disposti a cedere, a non rispettare neppure le leggi che loro stesso hanno scritto, a fare accordi sotto-banco, a derogare sulla sanità e sulla salute, sulla giustizia e sul diritto.
C'è sempre una postilla, un cavillo, un'interpretazione della legge che rivolta la frittata, che blocca i processi, che non fa accettare le prove evidenti,  che intimorisce i testimoni scomodi e i giudici che fanno troppe indagini.
E nonostante sia chiaro tutto, le persone non capiscono di essere vittime di loro stesse e del sistema. Perché gli imprenditori gli buttano le briciole: volete un lavoretto a 1000 euro al mese? Eccolo qui.
Però dovete cedere la torta: il patrimonio pubblico, gli stipendi dei parlamentari, l'ambiente, la vostra salute e quella dei vostri figli e dei vostri nipoti, i diritti sul lavoro, le tasse, l'acqua pubblica...
Ed ecco quindi che appare il politico che difende gli imprenditori, che impedisce ai cittadini di reagire, che, intervistato, mette sempre in dubbio le accuse e le prove del malaffare, della corruzione, dell'inquinamento ambientale.
E si porta dietro schiere di parolieri e professori per dimostrare l'indimostrabile (come quando volevano far credere che le centrali nucleari sono sicure e per maggiore sicurezza andavano messe nella pianura padana perché lì non ci sarebbero mai stati terremoti!).
Quindi per anni hanno sentenziato che l'Ilva inquinava ma non troppo, che la rinuncia dei diritti dei lavoratori a Pomigliano era necessaria per la globalizzazione, che i condoni edilizi servivano alle famiglie che avevano bisogno di una stanza in più  non per favorire l'edilizia dei palazzinari, che lo scudo fiscale avrebbe permesso di ridurre grandemente il debito pubblico.
Ora è il momento di chiedersi se vale la pena lottare per le briciole o per la torta.
Gli operai devono chiedersi se i finanziamenti pubblici debbano andare ad aiutare le aziende in crisi o piuttosto direttamente i lavoratori delle stesse aziende.
I malati devono interrogarsi se vale la pena avere un servizio sanitario appena sufficiente perché vengono foraggiate cliniche private e faccendieri o un servizio sanitario pubblico efficente.
I cittadini devono capire se è migliore una politica al servizio delle multinazionali (comprese quelle illegali e mafiose) o una che li difenda e li protegga da quelle stesse multinazionali.

Le tre scimmiette

Formigoni (PDL), Penati (PD), Renzo Bossi (Lega Nord).
Chi non vede, chi non sente e chi non parla.
Finalmente è chiaro il sistema amministrativo lombardo e specialmente milanese.
Il modello che per decenni è stato descritto come quello di riferimento per efficienza: dietro ad una coltre di perbenismo e conti truccati, tutti i politici potenti erano lì, pronti a prendersi ciascuno un fetta della Lombardia, regione ricca, da spremere ben bene.
Tutti zitti zitti: io non vedo tu che rubi e tu tralasci che lo faccio anch'io. Si può litigare su tante cose: sul sistema elettorale, sui diritti ai gay, sull'ICI, ecc. ma le ruberie dovevano essere salvaguardate, quindi silenzio sugli affari.
Un modello da esportare. Così, nel PD, per poter candidare in Emilia Errani all'ennesimo mandato (anche lui indagato), hanno accettato senza batter ciglio che si potesse candidare in Lombardia anche Formigoni (uno da tenersi buono perché amico di Don Verzé che intanto parlava con Vendola per altri ospedali in puglia...evidentemente saremo un popolo di malati cronici).
Così per non dover essere sempre al di sopra di ogni sospetto era meglio lasciar correre, meglio non scoperchiare corruzioni, tangenti e fginanziamenti illeciti. Perché venendo fuori la verità avrebbe trascinato tutti via dalle poltrone.
Questo è stato il sistema degli ultimi vent'anni, dopo che mani pulite aveva dimostrato ai politici che la questione dell'onestà faceva male a tutti i partiti, non solo ai ladri più grandi ma anche ai piccoli.
Ed i media in questo sono stati troppo spesso solidali con i politici dai quali hanno sempre ricevuto importanti vantaggi perché tacessero o almeno non portassero in prima pagina le inchieste più fastidiose, i resoconti precisi di amicizie pericolose e ricchezze facili di certi politici.
Quello che però non hanno calcolato questi politici corrotti è che il loro sistema ha un costo enorme, insopportabile. I soldi nel sistema politico italiano non bastano mai: costuire qualsiasi cosa, acquistare qualsiasi servizio o bene, ha un sovraprezzo dovuto alla ridistribuzione delle mazzette.
Per esempio, in Lombardia i soldi per le scuole e le università, per le infrastrutture, per gli incentivi alle nuove imprese sono stati fagocitati per la gran parte da una "sanità malata", esosa all'inverosibile (con il limite estremo della clinica degli orrori dove hanno tolto polmoni sani per avere il rimborso dell'intervento).
Ora ci si chiede di chi è la colpa dell'indebitamento dello stato: se dei politici, delle banche o del fatto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità.
In realtà la colpa è dei cittadini ma per una ragione diversa: perché in troppi hanno continuato a votare persone indegne, chiudendo anche loro un occhio su certi affarucci, certe magagnette, che sono sempre state davanti a tutti.
E a furia di chiudere un occhio o tutti e due siamo finiti, passo dopo passo, nel baratro della finanza "creativa" mondiale.

No TAV per esempio

Quando ci sono le elezioni i partiti cercano e contattano associazioni e comitati perché rappresentano dei buoni serbatoi di voti, talvolta ne sposano le cause sinceramente, ma spesso è solo un matrimonio di interesse ripagato solo con finanziamenti ed aiuti.
Molti dirigenti di queste associazioni e comitati sono ormai parte del sistema: sanno che quelle dei politici sono solo promesse elettorali e cercano di trarre il massimo profitto, magari solo personale. I cittadini, invece pensano che i partiti li aiuteranno per davvero, si fidano e votano i partiti che a parole sono con loro ma poi nei fatti, per mille ragioni non fanno nulla e neppure si impegnano.
Questo perché le persone elette essendo rappresentanti prima di tutto di un partito devono rispondere alle esigenze del loro partito e portare avanti un programma e quindi considerano le istanze delle associazioni e dei comitati che li hanno aiutati argomenti marginali.
Alle scorse elezioni regionali il movimento NoTAV è stato ascoltato solo dal M5* e quindi ha aiutato quest'ultimo a far eleggere i suoi rappresentanti.
In questo modo il movimento NoTAV si è appoggiato ad un partito sperando che quel partito lo potesse aiutare nella sua lotta.
Ma anche in questo caso, dove sicuramente non ci sono interessi economici tra i due movimenti, la questione NoTAV è solo una parte dei problemi della regione Piemonte e gli eletti del M5* con tutta la più bona volontà vi si possono dedicare alla TAV solo in parte.
Ma cosa sarebbe successo se invece fosse stato eletto un rappresentante del movimento NoTAV con l'unico scopo di far smettere i lavori? Avrebbe battagliato ogni giorno sull'argomento, e come rappresentante democraticamente eletto avrebbe potuto accedere ai media per difendere la propria idea. In quel caso i giornalisti non avrebbero potuto chiedergli cosa ne pensava di Grillo o di quello che fa il M5* in Emilia, ma avrebbero dovuto parlare del suo problema trovando di fronte una persona che con le sue argomentazioni precise avrebbe ricacciato tutte le domande non pertinenti costringendo gli interlocutori a parlare esclusivamente di TAV.
Quindi proviamo a immaginare cosa succederebbe se ogni associazione o comitato si presentasse alle prossime elezioni portando avanti un proprio rappresentante. E cerchiamo di pensare a come sarebbe il quadro politico nazionale se quelle  associazioni, comitati e magari liste civiche si presentassero tutte insieme per superare gli sbarramenti e portassero avanti proprie persone, ciascuna col solo impegno di risolvere il problema posto dai cittadini che rappresenta.
Di colpo i partiti sarebbero per la gran parte inutili. Non ci sarebbero più eletti che seguono solo i propri interessi dopo aver promesso di occuparsi di altro.
Nel caso il tema fosse affrontato e risolto durante la legislatura il deputato dovrebbe semplicemente dimettersi per dare spazio ad un'altra tematica, e così via.
Finita poi la legislatura, se il problema rappresentato dagli eletti dell'associazione avrebbe cessato di essere di pubblico interesse, anche l'associazione potrebbe semplicemente sparire.
Perché questo avvenga non servono grandi assemblee, organigrammi e dibattiti sul programma. Basterebbe organizzarsi su poche regole comuni:
  • ogni associazione (comitato, ecc.) deve esistere da più di un anno (per evitare la creazione di associazioni a scopo elettorale)
  • non portare avanti logiche settarie o corporativiste (tipo quelli del "non nel mio giardino": se si è contro una discarica si è contro anche alle altre discariche in ogni luogo),
  • non essere neofascisti o ricollegabili a movimenti di estrema destra o xenofobi,
  • essere dalla parte di chi lotta contro le mafie,
  • presentare solo candidati incensurati e non indagati,
  • accettare che finito il mandato specifico l'eletto si dimetta subito per dare spazio ad altre tematiche (e che non si metta a rappresentare cose che nessuno gli ha chiesto),
  • non far parte, ovviamente, di nessun partito.

Essenza anti-liberale

Il liberismo e i suoi fautori sono i principali responsabili del disastro sociale ed economico.
Perché se da una parte professano la libertà di azione nell'economia, descrivendo il mondo in modo fantastico dove tutti hanno la possibilità di arrichirsi e prosperare, dall'altro creano proprio loro gli strumenti che impediscono alla maggioranza delle persone di poter accedere alle risorse: monopoli, contratti capestro, clausolette in fondo alle pagine.
Tutti elementi che ostacolano principalmente le libertà degli altri e di coloro che non vogliono per forza sopravvivere truffando il prossimo.
Non solo, i liberali sono i primi a venerare come miti quelli che hanno fatto i soldi proprio non rispettando le regole del libero mercato e sono tutti in ginocchio davanti a mafiosi o dittatori ma pieni di quattrini.
Sono quelli che teorizzano la libertà imprenditoriale senza valutare se l'idea alla base di un'azienda abbia un impatto sull'ambiente e sulla società e sono gli stessi che professano la libertà di movimento dei capitali, in modo che una volta sfruttata un'area si possano allontanare indisturbati lasciando dietro di tristi macerie industriali e conseguenze sociali terribili.
I liberisti da una parte vorrebbero eliminare tutti i limiti imposti dallo stato e dai cittadini, dall'altra sono sempre in prima linea a difendere i loro diritti acquisiti che lo stato è obbligato a difendere. E così, occupare una foresta vergine o un'area demaniale, sfruttare a morte il mare o trivellare nell'oceano deve essere consentito. Occupare una casa abbandonata, sequestrare un bene agli evasori fiscali, o incatenarsi ai cancelli di una fabbrica per impedire che i macchinari vengano trasportati altrove per mettere sul lastrico migliaia di famiglie, sono atti criminali.
Però i liberisti, quelli che insegnano o scrivono a favore del pensiero liberista hanno grandi spazi, diventano luminari e persino ministri. Sono i buoni per antonomasia, sempre contrari alla scontro violento nelle piazze, ai toni accesi nei dibattiti, quando protetti da forze di polizia, ma incoraggiano le rivoluzioni per abbattere qualsiasi regime che non gli consenta di fare nuovi affari.
I cattivi siamo noi, quelli che non sono interessati sempre e solo al profitto, che mettono su piani diversi il lavoro, l'economia, la famiglia, il tempo libero, la cultura, la scuola, la giustizia. Siamo noi quelli sbagliati, quelli che non capiscono come sarebbe bello il mondo se fosse completamente liberista e tutto si potesse mettere in vendita, anche la verità.

Bidibibodibibu... spread

Tutti si chiedono come è possibile che lo spread non cali più.
Se lo chiedono perché per decenni e decenni hanno insegnato che l'economia è una scienza e che in certe scuole economiche escono scienziati economici che, quindi, possono salvarci in tempi di crisi.
In Italia il tempio della scienza economica è la Bocconi e i bocconiani sono i nostri sacerdoti dello spread. Qualcuno avrà pensato che collocando un druido come Monti la nostra penosa situazione economica si sarebbe risolta come per magia.
In realtà lo studio dell'economia riguarda solo quello che è già successo e si dovrebbe chiamare più correttamente storia economica. Come succede per tutti gli studi storici è chiaramente folle cercare di farne strumenti di previsione del futuro.
Perché la storia è la fotografia di eventi di un certo momento e che sono irripetibili perché l'attimo dopo tutti i presupposti sono immediatamente diversi.
I cambiamenti che si susseguono, molto evidenti in economia, sono composti da milioni di piccoli cambiamenti che non sono definibili a priori in quanto dipendono da milioni e miliardi di teste diverse e dalle loro condizioni ambientali.
Basti pensare a quanto peserà nell'economia il terremoto emiliano o come ha condizionato l'economia lo scoppio della piattaforma al largo della Florida.
Questo mondo economico, inoltre, è influenzato dalla cultura: ci sono costi per i divertimenti, come concerti e feste della birra ed altri per squadre sportive, per funerali e per matrimoni reali.
Molti degli elementi economici sono basati sul nulla e in un attimo possono tramontare e poi sparire rimanendo solo nel ricordo. Allo stesso modo piccole fortune si possono creare in pochissimo tempo per non lasciare poi spazio ad ulteriori sviluppi e successivi trionfi.
Ci sono poi le distorsioni dovute alla corruzione, al nepotismo, ai rapporti interpersonali, tutti fattori capaci di creare le peggiori situazioni economiche.
Troppi sono perciò i fattori che determinano l'economia e quindi qualsiasi previsione economica ha le stesse probabilità di avverarsi del suo opposto.
Per questo la borsa non è interessata a seguire la realtà dell'economia, perché la borsa ed i mercati finanziari sono semplicemente un gioco basato sulla scommessa: vince chi indovina, non chi ha  l'economia migliore. In questo momento i giocatori scommettono che l'Italia e la Spagna ce la faranno, ma puntano in modo da vincere il più possibile nella giocata. Scommettere sulla Germania è noioso: non si perde ma non si vince nulla.
Questo determina lo spread Italiano.


Un'esperienza positiva, gli Ecologisti e Civici

Il nuovo soggetto politico non è così irreale come potrebbe sembrare.
Qualche tempo fa nacque un'idea simile che si chiama Ecologisti e Civici che però non ha avuto il successo sperato, perché s'è posto subito il problema della leadership e del programma comune. Ovviamente nessuno vuole abdicare il proprio potere decisionale e confluendo tutti in un unico partito la paura di molte associazioni e liste civiche era che chi sarebbe riuscito a raccogliere più consensi, quindi molto probabilmente i Verdi, avrebbe potuto comandare sugli altri.
Non solo, la necessità di definire un programma comune il più completo possibile ha rallentato il processo di unificazione, perché ovviamente non tutti possono avere la stessa visione su problemi locali, nazionali o internazionali.
Visti i limiti si deve superare quel modello: correttamente si vuole mettere insieme soggetti che hanno tutte le caratteristiche per collaborare, ma non si deve chiedere loro di far cessare la propria organizzazione, magari piccola e nata per affrontare problemi a livello di comune, per farla confluire in una più grande dove non sarebbe altro che una sigla le tante.
Ciascuno dovrebbe rimanere indipendente dagli altri, ad esclusione di pochi elementi comuni (il logo elettorale per esempio). Saranno i cittadini, votando a determinare chi all'interno dell'unione ha maggiore rappresentatività.
Anche così però chi avrà più eletti, se si avranno, non avrà mai il diritto di determinare la linea politica generale ed imporre decisioni che sarebbero sempre e solo di un gruppo e non dell'unanimità.
La nuova forza politica dovrebbe poi lavorare senza prevaricare i cittadini che rappresenta e quindi i suoi eletti non dovrebbero mai prendere decisioni su argomenti che non erano previsti nel programma elettorale, astenendosi o chiedendo la realizzazione di specifici referendum.

Partito Democratico? No! Grazie!

Perché il PD non può essere la base del rinnovamento?
Semplicemente perché non nasce come soggetto politico ma come orfanotrofio degli orfani di partito.
Come tanti fratellastri vivono in una stessa casa sperando ciascuno di ereditarla. E nell''insieme non è detto che sbaglino tutto o sia tutti degli incapaci, essendo tanti ci sono anche quelli che riescono a fare qualcosa di buono ma non perché alla base ci sia un pensiero comune in quella direzione, ma solo per fortuna o capacità individuale.
Infatti ogni volta che si chiede a quel partito di prendere una qualsiasi posizione si spacca almeno in due partiti diversi, quelli a favore e quelli contro.
Nella globalità però l'impegno che il PD mette nel salvaguardare le carriere personali (anche se politiche) o gli interessi di partito è decisamente superiore a quello che dedicano alla gestione della cosa pubblica.
Per difendersi la miglior tattica è l'attacco: "gli altri sono peggio".
Come se essere meglio di niente fosse un merito.
Però hanno sempre paura di mettersi a confronto, cercano di evitare le elezioni, che però purtroppo per loro ci sono spesso, e sono refrattari a primarie o a qualsiasi strumento di selezione interna che non sia la cooptazione dal vertice.
Questo perché consci della loro pochezza e dei limiti nel pensiero e nelle azioni. Anche quelli che dicono peggiori riescono a vincerli costantemente.
Ma la cosa che ne fa un avversario dei cittadini è la loro politica favorevole proprio alle strutture peggiori: banche, multinazionali, organismi statali, media di parte e sindacati (ma solo quando sono sotto il loro controllo).
Il PD è sempre in prima linea a difendere gli interessi di queste organizzazioni variando per ciascuna le motivazioni anche quando sono del tutto incoerenti tra loro.
E soprattutto le difende anche quando queste schiacciano con la loro opera i cittadini (come a Taranto e in Val di Susa, per esempio).

L'obiettivo politico

L'obiettivo primario della nuova forza politica è quello dello smantellamento delle strutture giuridiche legali che mettono in condizione di inferiorità il singolo cittadino a vantaggio dei mostri organizzativi che ci schiacciano.
Alla preponderanza legale che favorisce la prepotenza delle organizzazioni statali e internazionali va contrapposta l'unione dei singoli cittadini che si sono organizzati già in associazioni e comitati di resistenza per autodifesa.
Questi gruppi cittadini già attori reali della vita politica devono trasformarsi in strumento politico a favore dei cittadini. Dato che la loro azione, per non essere una sterile protesta, non può essere apolitica e d'altro canto per equidistanza e, troppo spesso, per convenienza non possono aderire ad alcun partito (come si suol dire hanno tematiche trasversali) devono diventare essi stessi partito.
Per capirci, quello ceh si dovrà realizzare è l'unione delle associazioni che non avendo bisogno quindi di una sua struttura non potrà mai diventare a sua volta un elemento di prepotenza organizzativa.
Alla nuova forza politica potranno quindi aderire le associazioni con la libera accettazione di poche regole comuni e idee condivise di programma e limitando la loro azione all'interno del partito con la designazione dei candidati alle elezioni, la diffusione delle idee degli altri gruppi e del programma comune.
Saranno poi i cittadini con le preferenze a definire gli eletti, messi nelle liste in modo casuale e non il segretario o il comitato centrale come avviene adesso in molti partiti.

Un nuovo soggetto politico

Ritengo che in questo momento debba nascere un nuovo soggetto politico, nuovo in tutti i sensi, e che descriverò in questo blog.
La prima cosa da fare è sgombrare il campo dalle esperienze passate, ciascuna importante al suo tempo ma che si sono rivelate fallimentari e, soprattutto non adatte alla nuova situazione nazionale ed internazionale.
Affronterò ciascuna teoria politica a parte dettagliando perché non vada bene e farò larghi accenni ai partiti che di quelle teorie si sono fatti portavoce, spesso in modo del tutto arbitrario.
L'elemento centrale per capire l'esigenza di nuovo soggetto politico è lo scontro tra le macro-organizzazioni ed i singoli cittadini, per far sì che questi ultimi possano contrastare efficacemente lo strapotere di stati e governi, multinazionali e banche,  mafie e criminalità organizzate (i confini tra gli interessi di tutte queste entità si sono assottigliati tanto da non riuscirli a vedere ma soprattutto si sono mescolati in modo che coincidano troppo spesso).
Nel passato gli strumenti per permettere di controbilanciare alcuni poteri erano costituiti dai partiti e dai sindacati, ma col tempo questi sono diventati sistemici alle altre organizzazioni (senza, purtroppo, eccezioni di tipologia) e spesso essi stessi strumento di oppressione.
Per superare l'ostacolo dei partiti l'unica forma possibile è l'unione di piccole entità che non siano onnicomprensive ma limitate nel tempo e negli obiettivi.
Una specie di partito non basato sul pensiero unico (che del resto non esiste, in realtà, in nessun partito) ma sulla confederazione di gruppi che portano avanti istanze collegate ed affini.
Un esempio pratico, per dimostrare che quello che dico non è una pura utopia, è il forum del  Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.
In quel caso, gruppi e comitati nati per esigenze diverse si sono uniti e mobilitati per un'unica lotta, nel caso delle prossime elezioni politiche, sarebbe necessario che gruppi, associazioni e comitati, nati per lotte diverse si uniscano per un obiettivo comune.

La mia Lettera Aperta

Scriverò ogni giorno fino alle prossime lezioni politiche la mia Lettera Aperta per cercare di spiegare la politica ed i politici.
Spero in questo modo di riuscire a convincere molti elettori a cambiare prospettiva e soprattutto spero di riuscire a far capire meglio le dinamiche che ci hanno portato a questa situazione e a delineare i possibili scenari politici futuri.
Sarà una Lettera Aperta, senza reticenze, senza ragionamenti reconditi, senza obiettivi diversi da quelli espressi.
Non sarà un ragionamento equidistante, ma fortemente di parte: in politica è necessario operare delle scelte e non è possibile che tutto ci vada bene allo stesso modo. Ma non cercate nelle mie parole un qualche appoggio agli attuali partiti perché nessuno, secondo me ha degnamente rappresentato i cittadini, al più si sono limitati ad assecondare i malumori dell'opinione pubblica.